venerdì 29 giugno 2007

Chi strappa e chi no

Stasera David Sassoli al Tg1 ha dato una notizia: una giornalista americana si è rifiutata di leggere una notizia riguardante Paris Hilton, stracciando il relativo foglio. Non so se Sassoli ha voluto prendere implicitamente le distanze da tale gesto annunciando con la consueta gravità qualche secondo dopo il servizio su Flavio Insinna che "ha trovato l'amore". Peccato. Se avesse ridotto il foglio in briciole, gli avrei mandato un mazzo di rose rosse.

giovedì 28 giugno 2007

Oggi 21 gradi

E'la fine di giugno. Naturalmente però il riscaldamento globale è inesorabile.

mercoledì 27 giugno 2007

Storia della musica



L'ex bebè della copertina di Nevermind, che ora ha 17 anni, non è del tutto a suo agio sapendo che il suo pene è stato visto da 35 milioni di persone, presumibilmente più di Rocco Siffredi. Il commento più divertente però è: «il disco è appeso in camera mia e ci faccio veramente una bella figura con le ragazze». Se lo dice lui...

Revolving door government

Mentre Blair rassegnava le due dimissioni e la CNN trasmetteva le immagini del suo insediamento a Downing Street di 10 anni fa, pensavo che anche allora in Italia al governo c'era Prodi che galleggiava appeso ai diktat dei comunisti. Nel frattempo si sono succeduti altri tre presidenti del consiglio e cinque o sei governi prima di tornare a Prodi, perfetto emblema della differenza tra noi e loro: lì si cambia poche volte, ma quando si cambia si cambia davvero (le probabilità che Blair torni a fare il primo ministro in futuro sono pari a zero, penso che nemmeno i bookmakers abbiano una quota, nel Paese dove si scommette su tutto). Qui invece si cambia vorticosamente e mai definitivamente, i politici entrano e escono dal palazzo attraverso una porta girevole che non li fa mai sentire né completamente al potere né completamente fuori dal potere, e tutti questi cambiamenti sono soltanto delle sceneggiate sopra una sostanza immobile che si incrosta sempre di più. Al proposito non ho ancora capito se Veltroni ha accettato di fare il leader della prossima sinistra perché a)non l'ha capito b) l'ha capito e gli va bene così c)l'ha capito e non gli va bene. Speriamo che sia c) e che l'ottimismo non lo abbandoni.

martedì 26 giugno 2007

Succede solo da McItaly

Oggi a Napoli la Circumvesuviana, che dev'essere una specie di metropolitana, è chiusa per malattia. Lo linko se no non ci si crede.

lunedì 25 giugno 2007

Colleghi

Seguirò con interesse, come si suol dire, "Americas" il nuovo blog di Rocco Cotroneo ospitato dal Corriere. Una sola cosa: lui dice "Le Americas non occupano spesso le prime pagine dei giornali e dei tg. Ma è una colpa vivere prevalentemente in pace, non ammazzarsi per motivi religiosi o razziali, avere conquistato e rafforzato la democrazia, non ripetere gli errori del passato?"

Ma perché, invece finire sui giornali e i tg è un premio?

Quiet, please

Inizia Wimbledon. Purtroppo non giocherà Andy Murray, che continua ad avere problemi al polso. Federer è il superfavorito per il quinto titolo consecutivo. Nadal, Roddick e Djokovic proveranno a tenerlo lontano dal record di Borg, ma nessuno di loro è McEnroe. Nel frattempo fa il suo esordio Occhio di Falco.

domenica 24 giugno 2007

Bell'osservazione..

Ernesto Galli della Loggia:

Quello delle culture politiche tipiche della Prima Repubblica che avendo visto tutte quante la luce nei primi due, tre decenni del Novecento si sono mostrate ottimamente capaci di accompagnare l'Italia nella fase della sua piena industrializzazione/ modernizzazione (non a caso avviata dal fascismo, loro sostanziale coetaneo); non solo: ma soprattutto per circostanze fortemente dipendenti dal contesto internazionale esse sono riuscite altresì a coniugare quella modernizzazione con la democrazia, dando vita alla Repubblica. E però, quando è finita l'epoca della modernizzazione del Paese ed è iniziata quella della sua piena modernità, quelle stesse culture politiche hanno mostrato i propri limiti. Capaci di mobilitare energie intellettuali e sociali in vista di un grande sforzo nazionale, all'interno di una società ancora sostanzialmente arretrata, e di governare quelle energie in modo «forte», esse non avevano, invece, la capacità di organizzare in modo appropriato un sistema democratico-capitalistico maturo, e di gestire in modo efficace ma «leggero» le relative relazioni sociali, culturali e industriali.
La corruzione è stata (ed è!) «soltanto» la manifestazione e la conseguenza patologica di questa incapacità che dura da almeno vent'anni: la quale nella sostanza è mancanza di cultura democratica circa i limiti del governare, e insieme mancanza di progetti generali adatti a una società ormai articolatissima nonché, dall'università ai trasporti, immersa nel confronto con gli altri. E’ per questa incapacità delle sue culture politiche che la Prima Repubblica è entrata nel 1992 in una lunga agonia, ed è di questa incapacità, mai sanata, che ora sta finalmente morendo.

Perché il metal è brutto

Perché è brutta la sua estetica, perché è epico, magniloquente, johnwayniano. Di fronte alla sofferenza e alle brutture del vivere, ci sono due modi degni di reagire. Quello di chi ha la forza di fregarsene e ci ride sopra, e ne approfitta per essere brutto e cattivo anche lui, e questo è il punk. E quello di chi non vuole partecipare a questo brutto, vuole custodire la propria bellezza, la propria purezza, non vuole aprire il suo mondo privato alla merda che sta intorno. E quindi la canta, questa bellezza, e poi se ne va. Questo è stato il grunge. Invece il metal si butta dentro il brutto, il violento, lo sporco perché è l'unico modo per lui di significare qualcosa, si fa un vanto di esserci, un blasone di viverlo, ti dice che fa schifo e lui standoci dentro ti mostra quanto è fico. Si compiace delle sue voci tenebrose, della sua brutta iconografia, delle sue distorsioni sonore fini a se stesse. Il metal è brutto perché trae ispirazione solo dal brutto, se domani le cose andassero un po' meglio non esisterebbe più.

Cose che mi mancano dell'Inghilterra

I donuts, le patatine al salt&vinegar, i negozi aperti all'ora di pranzo e all'ora di cena (quale ora di pranzo? quale ora di cena?), i marciapiedi grandi, le ragazze che barcollano tenendosi le scarpe in mano all'uscita dal club, e tante altre cose, che qualcuno seppe riassumere in una citazione che non ho mai più trovato, che si riferiva alla meravigliosa, liberatoria assenza di forma di ogni cosa.

venerdì 22 giugno 2007

Ma la vita è sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

I titoli dei temi dati alla maturità mi parevano effettivamente un po' pallosi. Poi, grazie al sig, Mauro Luglio, lettore del Foglio, mi sono ricreduto:

"Perché non farli cimentare su tematiche del tipo “Si può giudicare oggettivamente il valore di una cultura?”, “Si può dimostrare qualcosa attraverso l’esperienza?”, “Dovremmo preferire la felicità alla verità?”, “Una singola cultura può essere portatrice di valori universali?”, “Abbiamo dei doveri verso gli altri?”, “Ha un senso voler sfuggire al tempo?”? Sembrano titoli astrusi? Eppure sono stati assegnati l’anno scorso ai maturandi francesi: meglio questi o i “nostri” Dante, la Costituzione o il villaggio globale?"

La risposta alla prima domanda è sì, alla seconda "i nostri". Un mio amico ha fatto il "bac" in Francia anni fa, da lui volevano sapere se l'eroismo è una degenerazione del coraggio. Come dire? Per pontificare avremo tutto il tempo, in tarda età.

giovedì 21 giugno 2007

Dovevo avere fiducia...

...e aspettare l'immancabile pubblicazione, e linkarla direttamente, avrebbe fatto molto più fico.

mercoledì 20 giugno 2007

E' il mio tormentone

Dunque, è arrivata un'altra versione - più bella - di Genova is burning. Però niente in confronto a Como is burning illustrata, è semplicemente spettacolare.

Lettera al Foglio

Reazione a una missiva che eccedeva in Realpolitik.


Ma l'ha trovata convincente lei la lettera di Mario Salerno di ieri? A me mancano molte nozioni su come funziona una moderna democrazia, sulle necessarie commistioni della politica con gli interessi privati, sull'esercizio del potere che immagino ben diverso da quello previsto nei trattati di diritto pubblico. Ma così, a occhio, non mi torna del tutto che il solo compito della politica sia quello di far fare più soldi a quelli che pagano le campagne elettorali, e non solo perché le paghiamo tutti e a volte l'interesse di tutti contemporaneamente non lo si può fare. Anche con uno sforzo di cinismo, mi pare che ci siano vari modi di difendere o di colpire degli interessi da parte di chi ha incarichi pubblici. Uno è quello, legittimo e infatti trasparente, che vale "erga omnes", consista esso nell'abbassare le tasse o liberalizzare l'energia o le licenze dei taxi. L'altro è quello che, appofittandosi dei propri poteri, favorisce il tale gruppo contro il talaltro, forgiando un sistema di potere al quale legarsi a doppio filo, e che non a caso infatti vuol stare nell'ombra. Queste non sono lobbies, è il solito vecchio capitalismo lottizzato.

Avatar

E' passato un mese e non ho ancora incollato niente di quel genio di Giuliano Ferrara. Ecco qui:


Mi sono fatto spiegare da un’amica il busillis di Second Life, il gioco mentale elettronico in cui si può sognare o vivere una seconda vita nel mondo vario dell’animazione di un tuo avatar apprestato da certi server di San Francisco. Dichiaro di essere un firstlifer incallito da sempre, e chi non beve con me peste lo colga. Satana? Non ho il piacere di conoscerlo, ma lui conosce me.

martedì 19 giugno 2007

8 in geografia a Bernardo Valli

Se si volesse racchiudere in un esempio la mediocrità del giornalismo italiano, si potrebbe prendere la prima pagina di Repubblica di oggi in cui, per dire "in Francia", si dice "tra l'Atlantico e le Alpi, tra i Pirenei e il Reno, e sulle sponde mediterranee". Se c'è una qualche corrispondenza tra forma e contenuto, io da uno che esordisce facendo la parodia di uno studente secchione di quinta ginnasio non mi aspetto niente di buono.

lunedì 18 giugno 2007

Si è rotto il rapporto di fiducia

Doppie dimissioni a Parigi: Alain Juppé ha lasciato l'incarico di vicepremier, François Hollande quello di marito di Ségolène Royal.

sabato 16 giugno 2007

Ma poi vegnen...

Volevo comprare in libreria "Milano da morire", il saggio di denuncia del degrado amministrativo-ambientale-culturale della "capitale morale". L'ho sfogliato un po' ed era sicuramente interessante, ma alla lunga un po' asfittico, come tutte le cose unilaterali. Perché è innegabile che Milano abbia dei problemi, anche grossi, ma è anche innegabile che questi problemi derivano dal continuare a essere il motore dell'Italia, l'epicentro della sua economia e quindi del traffico, dell'immigrazione, così come è innegabile che ha dei punti d'eccellenza e continua a produrne, che è l'unica città italiana in cui non si respira aria di campanile o di provincia (forse respirare non è il verbo migliore), che insomma se ha i problemi ha anche le energie per affrontarli. In sintesi Milano è come una Ferrari sporca e ammaccata, le altre possono ripulirle ma restano delle macchinine.

giovedì 14 giugno 2007

E già

Panebianco e le "liberalizzazioni".

E perché non il logaritmo?

Il presidente polacco Kaczynski vuole assolutamente introdurre nella Ue il sistema di conto dei voti di ogni paese in base alla radice quadrata dei suoi abitanti. La Merkel, che sa di scienza, gli farà una leva.

mercoledì 13 giugno 2007

Primum privatizzare

Mi scuso con i lettori da lontane parti del mondo se tocco un tema locale: ma il combinato disposto del fatto che a Genova è appena stato eletto un nuovo sindaco e che, sempre a Genova, gli spazi pubblici fanno schifo, mi ha spinto a qualche riflessione, cioè a chiedermi cosa vorrei che il nuovo sindaco facesse al riguardo e, più in generale, se un sindaco o qualsiasi altro pubblico potere possa fare qualcosa per una situazione che in gran parte dipende dal senso civico dei cittadini. In Inghilterra la cura di parchi, strade, stazioni è affidata alla tacita (come tacito è quasi tutto, là) collaborazione tra il rispetto dei privati per ciò che considerano anche proprio e l'entusiasmo dei dipendenti della pubblica amministrazione per il loro lavoro di organizzazione del loro quartiere, del loro comune, che si traduce in un ribollire di iniziative, in fiumi di avvisi e istruzioni all'utenza, di cura dei particolari (sui bidoni della spazzatura c'è scritto Big Black Bin, e sono sicuro che quello che l'ha inventato si è divertito), di slogan simpatici. Similmente in Francia, dove lo Stato è sicuramente meno spiritoso ma comunque efficiente. In Italia solo l'idea di mettere in atto uno stato di cose di questo tipo fa sembrare la riforma delle pensioni una passeggiatina.
La soluzione è una: la concessione di appalti per l'organizzazione e la manutenzione degli spazi pubblici a imprese private. Ci saranno imprese di giardinaggio, no? Infatti i giardini delle ville private sono perfetti. Bene, la cura dei giardinetti pubblici nelle città andrebbe affidata a loro: voglio vedere se non faranno pressioni per applicare le leggi che vietano ai padroni dei cani di farceli scagazzare dentro, e se non cercheranno di mantenere standard di ordine e pulizia, visto che parte dei loro proventi sarà data dal fatto di poter avere pubblicità gratuita all'interno degli spazi che curano. Le strade bucate: idem. Vediamo se l'azienda privata che si occupa della loro manutenzione lascerà che vengano compiuti scempi tipo quelle specie di cunicoli d'asfalto che sono rimasti a ricordo degli scavi per la trasmissione delle fibre ottiche. Spiagge, stazioni, trasporti locali (e nazionali). Se lo Stato non è in grado di occuparsene - e non lo è - lascino fare ad altri. Potrebbe addirittura finire per costare meno.

Allocchi

Sti qua non hanno visto le puntate di Matrix sulla demolizione controllata.

lunedì 11 giugno 2007

In the name of love

Ancora su Bono: oggi ha detto che è bello se i politici si impegnano per aiutare i poveri del mondo. Basta che non lo facciano per farsi pubblicità.

Ah, e perché? Che je frega a lui perché lo fanno? La reale differenza è tra farlo e non farlo, no? Se tutti smettessimo di fare le cose che facciamo per fare bella figura, sarebbe un mondo molto più brutto.

Nadal mas

Dicono che Prokofiev non fosse un grande interprete delle sue opere. Lo stesso si può dire forse per Federer e le sue partite. Niente da dire sul valore e l'abnegazione della sua prestazione in finale, giocata con disagio ma la solita grandissima classe sulla superficie per lui più difficile contro il tennista da rosso più forte che si sia visto negli ultimi vent'anni almeno. E niente da dire sul fatto che non abbia seguito la mia tattica . Ma quando trasformi 1 palla break su 17 non puoi raccontarci, e raccontarti, che il match si è giocato sul piano fisico e non su quello mentale. Federer ha definitivamente un problema di fiducia contro Nadal, Nadal è l'unico contro cui Federer sembra di nuovo quello del pre-2003, quello che tecnicamente era già agli occhi di tutti il miglior tennista del mondo ma a cui mancava quello che chiamano il killer instinct. Oggi, con dieci titoli Slam sul petto, è il maestro dei punti decisivi, salvo che contro Rafa, che lo mette in difficoltà più di quanto il suo tennis gli consentirebbe di fare. Su cemento e prati Roger è ancora Guglielmo Tell, e le difficoltà si traducono magari nel vincere in 4 anziché in 3 set, ma a Parigi continuano a tenerlo, l'anno scorso come quest'anno, una partita lontano dalla Coppa dei Moschettieri, l'unico Grand Slam che gli sfugge. E questo non è solo un male perché, come ha detto lui, è quello che ancora mantiene viva in lui la voglia di giocare a tennis. Arrivederci a Wimbledon.

sabato 9 giugno 2007

I Puffi sanno che ogni arbusto

La questione è questa: quando avevo 9 o 10 anni ero rimasto molto impressionato dalla notizia che agli attuali ritmi di disboscamento la foresta amazzonica sarebbe sparita nel giro di 12 anni. Da allora ne saranno passati circa 17 e la foresta secondo le mie informazioni è sempre lì, grossa come prima. Non oso immaginare quante altre enormità di questo tipo ci sono state raccontate da allora a oggi e hanno fatto la notizia del giorno, mentre la loro smentita non ha probabilmente mai fatto neanche un trafiletto. C'è da biasimarli, d'altra parte? "Nonostante le previsioni del 1989, la foresta amazzonica c'è ancora", vi lascio dire che notizia appetitosa. Il problema però c'è, direi, ed è che decenni di previsioni false e catastrofiche hanno lasciato il segno nella coscienza collettiva, tanto è vero che oggi il politico che vuole dare di sé un'immagine moderna e affidabile parla di riscaldamento globale, di protocollo di Kyoto, di riduzione delle emissioni, di energia alternativa, di salvare il pianeta. O meglio, ne parlano quelli che devono rispondere del proprio operato ai cittadini e guadagnarsi il loro consenso - in Cina, per esempio, se ne fottono. Questa nuova sensibilità, naturalmente, è una cosa tutt'altro che brutta se prende la strada della ricerca di fonti di energia pulita e rinnovabile, anche perché il petrolio da cui dipendiamo come è noto è in via di esaurimento. Ma se è invece una marea montante di antimodernismo e ecologismo fondamentalista che grida agli esiti catastrofici di un modello di sviluppo che si basa sul profitto calpestando l'ambiente, eccetera eccetera, allora è solo chiacchiera marxista travestita da ambientalismo che cerca di riportare per altre vie l'economia sotto il controllo dello Stato o, peggio, di qualche organismo sovranazionale, indebolendo chi cede alle pressioni e ci sta nei confronti di chi continua a emettere gas serra a profusione. Ma comunque, al di là dell'aspetto strategico della cosa, è la visione del rapporto tra l'uomo e la natura che non mi convince in questo discorso: quando si comincia a dire che non bisogna abbattere gli alberi, non bisogna uccidere le volpi, non bisogna inquinare le acque, si fa finta di dimenticare che la manipolazione della natura è insita nel concetto stesso di progresso umano, che la storia dell'uomo è una storia di lotta contro la natura, che uomo e natura non sono amici, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno dello sviluppo della civiltà. Lo sfruttamento della natura deve limitarsi quando inizia a ritorcersi contro gli uomini - l'inquinamento atmosferico, la speculazione edilizia - ma non in omaggio a qualche sorta di idolatria di Madre Natura.

Exit Novak

Ok, il pronostico su Djokovic è stato un po' incauto, ma non avevo sopravvalutato lui, avevo sottovalutato il livello stellare a cui è arrivato il tennis su terra di Rafa: ieri era il giocatore che non può perdere, che rimanda indietro qualunque cosa, che ti infilza se lo attacchi, ti prende a pallate se ti difendi, ti sfinisce se fai regolarità, mette in campo anche le palle che scentra, non ha punti deboli. Djoko lo ha capito e infatti non era abbattuto più di tanto in conferenza stampa .

Se Federer ha visto la partita, si sarà chiesto cosa deve fare domani. Io direi, rischiare a tutta, forzare il servizio come fosse indoor, andare a rete, non dar ritmo a Nadal. E sperare che Nadal giochi meno bene di ieri.

Se no poi cosa ci scrive sul diario della prigionia?

Un sacco di gente non vede l'ora di ricacciare Paris Hilton dietro le sbarre, il piacere sadico di vedere la milionaria di Beverly Hills in cella è uno dei più tipici canovacci da telenovela (a Beautiful torna periodicamente).
Io non so se e quanto motivata da ragioni di favoritismo sia stata la decisione del giudice di rimandarla a casa dopo tre giorni e farle scontare il resto della pena agli arresti domiciliari (e qui battuta di Jay Leno: "House detention?? Are you kidding me? Have you seen her house? At lease give her the guest house detention!") . Certo che l'intervento dello sceriffo per ripristinare l'eguaglianza, perché Paris Hilton deve essere trattata come tutti gli altri, perché bisogna dare il messaggio, non sarebbe mai avvenuto se a essere mandata agli arresti domiciliari per motivi psicologici fosse stata la figlia di un gommista di Pasadena. Tutti quelli che moraleggiano sul trattare Paris Hilton come tutti gli altri, inizino loro a comportarsi come farebbero con tutti gli altri, cioè ignorando la faccenda, non comprando le riviste con le ultime foto di Paris in tuta arancione, Paris in lacrime, Paris in piscina, le ultime indiscrezioni, e bla, bla, bla. Assurdo, no? Perché è famosa, e non si può fare finta che non lo sia,. Quindi, facciamocene una ragione: quando ci sarà di mezzo una star la giustizia diventerà sempre un concetto molto sulfureo, perché continueremo a barcamenarci tra favoritismi e giacobinismi, devozione e invidia, compassione e morbosità, period.

I still haven't found what I'm looking for

Domanda: "Can I ask if you've had a meeting with any leader at this summit that you feel is not keeping a promise there?"
Bono: "Well, we met with the Italian prime minister, Romano Prodi, and to be fair to the situation, the United States underpromised and has overdelivered; Italy overpromised and is really underdelivering.



Per difendere per una volta Prodi, bisognerebbe dire che è difficile per tutti mantenere le promesse di Berlusconi, non solo per lui stesso.

venerdì 8 giugno 2007

Grossekoalitionen

Accenni di larghe intese al Senato, non c'è il gelato.

giovedì 7 giugno 2007

Sergio Romano demolisce un altro mito antiamericano

Poi per il quattro luglio resto a secco....



Mentre i dittatori di sinistra hanno programmi fortemente ideologici e si propongono di rinnovare dalle fondamenta l'uomo e la società, quelli di destra difendono generalmente valori tradizionali fra i quali, in particolare, il diritto di proprietà. I fattori che maggiormente permisero a Pinochet la conquista del potere non furono l'appoggio degli Stati Uniti, le simpatie della Chiesa, le trame di Kissinger e i supposti finanziamenti della Cia, ma le paure che la politica di Salvador Allende aveva scatenato nella società cilena. Dopo l'elezione alla presidenza nel 1970, Allende si era progressivamente spostato sulle posizioni massimaliste dell'estrema sinistra. Quando gli fece visita nel 1971, Régis Debray (amico e compagno di Che Guevara in Bolivia) gli chiese: «È il proletariato che riuscirà a imporsi alla borghesia, o è la borghesia che riassorbirà gradualmente il proletariato sino a integrarlo nel suo mondo?». Allende non ebbe esitazioni: «la risposta è brevissima: il proletariato». E aggiunse nella stessa conversazione che aveva creato una guardia politica personale: «Ho fatto appello a un gruppo di compagni perché non potevo fidarmi della polizia politica della borghesia». Ma il segnale più chiaro fu la visita di Castro a Santiago. In quella occasione Fidel gli dette un dono simbolico: il mitra che Allende porterà a tracolla il giorno del golpe e con il quale, secondo la testimonianza del suo medico personale, si sarebbe tolto la vita. La politica economica di Allende fu altrettanto ideologica: aumentò il salario minimo del 66,7%, lanciò una vasta campagna di nazionalizzazioni, decise che le grandi multinazionali americane non avrebbero avuto diritto ad alcun indennizzo. I risultati furono disastrosi: la produzione agricola diminuì del 16,8% e il tasso di crescita per il 1973 era, al momento del golpe, negativo (-5%). Dopo l'installazione del regime autoritario di Pinochet la situazione cominciò a migliorare. Secondo un grafico pubblicato dal Financial Times del 13 dicembre il prodotto lordo pro capite del Cile fu complessivamente negli ultimi 30 anni, in rapporto agli Usa, alquanto migliore di quelli dell'Argentina, del Messico e del Brasile. Fu lo sviluppo economico del Paese, in ultima analisi, la ragione della sconfitta di Pinochet nel referendum del 1988. Una società economicamente libera e intraprendente conserva in se stessa, anche durante le fasi autoritarie, principi e germi di libertà che riemergono non appena possibile alla superficie. Non è possibile dire altrettanto di Cuba dove è difficile immaginare una tranquilla transizione alla democrazia.

Bush a Praga

Alcuni passaggi del discorso. Quelli che danno a Bush dell'ignorante dovrebbero riflettere su queste cose, e rendersi conto che dire queste cose - o anche solo crederci, e agire di conseguenza - è la cultura che si deve richiedere a un uomo di stato. Non altro. Il problema è che molti di quelli queste cose - il valore della libertà, il rapporto tra difesa dei valori e uso della forza - non le sanno e non le capiscono. Si potrebbero definire ignoranti, anche se conoscono le date e le capitali meglio di Bush.


"In dark and repressive corners of the world, whole generations grew up with no voice in their government and no hope in their future. This life of oppression bred deep resentment. And for many, resentment boiled over into radicalism and extremism and violence. The world saw the result on September the 11th, 2001, when terrorists based in Afghanistan sent 19 suicidal men to murder nearly 3,000 innocent people in the United States.

For some, this attack called for a narrow response. In truth, 9/11 was evidence of a much broader danger -- an international movement of violent Islamic extremists that threatens free people everywhere. The extremists' ambition is to build a totalitarian empire that spans all current and former Muslim lands, including parts of Europe. Their strategy to achieve that goal is to frighten the world into surrender through a ruthless campaign of terrorist murder.

To confront this enemy, America and our allies have taken the offensive with the full range of our military, intelligence, and law enforcement capabilities. Yet this battle is more than a military conflict. Like the Cold War, it's an ideological struggle between two fundamentally different visions of humanity. On one side are the extremists, who promise paradise, but deliver a life of public beatings and repression of women and suicide bombings. On the other side are huge numbers of moderate men and women -- including millions in the Muslim world -- who believe that every human life has dignity and value that no power on Earth can take away.

(...)


People living in tyranny need to know they are not forgotten. North Koreans live in a closed society where dissent is brutally suppressed, and they are cut off from their brothers and sisters to the south. The Iranians are a great people who deserve to chart their own future, but they are denied their liberty by a handful of extremists whose pursuit of nuclear weapons prevents their country from taking its rightful place amongst the thriving. The Cubans are desperate for freedom -- and as that nation enters a period of transition, we must insist on free elections and free speech and free assembly. (Applause.) And in Sudan, freedom is denied and basic human rights are violated by a government that pursues genocide against its own citizens. My message to all those who suffer under tyranny is this: We will never excuse your oppressors. We will always stand for your freedom. (Applause.)

Freedom is also under assault in countries that have shown some progress. In Venezuela, elected leaders have resorted to shallow populism to dismantle democratic institutions and tighten their grip on power. The government of Uzbekistan continues to silence independent voices by jailing human rights activists. And Vietnam recently arrested and imprisoned a number of peaceful religious and political activists.

(...)


Expanding freedom is more than a moral imperative -- it is the only realistic way to protect our people in the long run. Years ago, Andrei Sakharov warned that a country that does not respect the rights of its own people will not respond to the rights of its neighbors. History proves him right. Governments accountable to their people do not attack each other. Democracies address problems through the political process, instead of blaming outside scapegoats. Young people who can disagree openly with their leaders are less likely to adopt violent ideologies. And nations that commit to freedom for their people will not support extremists -- they will join in defeating them.

(..)

Critics point to the violence in Afghanistan, or Iraq, or Lebanon as evidence that freedom leaves people less safe. But look who's causing the violence. It's the terrorists, it's the extremists. It is no coincidence that they are targeting young democracies in the Middle East. They know that the success of free societies there is a mortal threat to their ambitions -- and to their very survival. The fact that our enemies are fighting back is not a reason to doubt democracy. It is evidence that they recognize democracy's power. It is evidence that we are at war. And it is evidence that free nations must do what it takes to prevail. (Applause.)

Still, some argue that a safer goal would be stability, especially in the Middle East. The problem is that pursuing stability at the expense of liberty does not lead to peace -- it leads to September the 11th, 2001. (Applause.) The policy of tolerating tyranny is a moral and strategic failure. It is a mistake the world must not repeat in the 21st century."

mercoledì 6 giugno 2007

Copia, incolla e godi

Preso da Camillo, il blog di Christian Rocca, uno che sa fare informazione.


Mentre continuano le denunce sugli abusi nel carcere di Guantanamo e nelle strutture di detenzione in Iraq, l’Associated Press ha scoperto che un bel numero di detenuti islamici chiede agli americani di restare a Camp Delta e di non essere rimpatriato. Motivo? Nelle carceri dei loro paesi verrebbero torturati. Il prigioniero cinese di nome Mahmut, il quale due giorni fa è apparso davanti al Tribunale militare che lo sta giudicando, ha detto: “Non voglio essere rimpatriato, vorrei chiedere asilo politico”. La sua paura, ha scritto la Ap, è simile a quella di dozzine di altri detenuti dell’Uzbekistan, dello Yemen, dell’Algeria. Un siriano ha detto: “Avete detto ‘terroristi, terroristi’. Se torniamo, sia che abbiamo fatto qualcosa sia no, lì non ci sono diritti umani. Saremo uccisi immediatamente”. Gli Stati Uniti hanno già liberato 187 prigionieri e trasferito nelle carceri dei paesi d’origine altri 80 detenuti. Ora hanno annunciato di fare lo stesso con altri 123 prigionieri. Yasim, saudita, ha detto: “Io non posso tornare nel mio paese. Sono stato minacciato di morte”. Mahmut il cinese ha ribadito: “Se torno in Cina, mi tortureranno. Useranno cani, mi strapperanno le unghie”. Ora sta pensando di convincere i giudici della propria colpevolezza. In modo da restare a Guantanamo.

martedì 5 giugno 2007

I pacifinti

I No War: "Niente zone rosse o le violeremo". Poi osano anche lamentarsi se prendono delle legnate. E Trenitalia dovrebbe organizzare treni speciali a tariffe speciali per scarrozzarli a Roma a fare un po' di casino. L'unica cosa speciale che Trenitalia dovrebbe fare sono dei controlli extra per verificare che tutti abbiano il biglietto. Dico, li varrà gli euri del viaggio la libera espressione del loro ideale? Secondo me no, beninteso, perché il loro ideale è un mucchio di cianfrusaglie fasulle. Ma almeno secondo loro dovrebbe valerli.

Anche oggi acqua

Sta per partire, qui, una campagna contro i climatologi millenaristi, la stampa spazzatura e tutti quelli che hanno degli interessi a vendere la "catastrofe climatica".

lunedì 4 giugno 2007

Neon Bible

C'era oggi un articolo su Metro sul secondo album degli Arcade Fire. Lo ascolto da un paio di mesi e è una cannonata. Un'atmosfera da tregenda cala nella stanza e non ti molla più, tocca il suo apice in "Intervention", poi sembra accelerare e aprire qualche barlume di speranza, finché...

sentitevelo.

Appunti musicali

Cose da scoprire o riscoprire:

"Sergio" dei Baustelle. Visti i deliri della critica per il rappettino melenso di Simone Cristicchi che ha vinto Sanremo, è utile sapere che due anni prima qualcuno aveva cantato dei manicomi in modo ben più potente e sottile, tirandone fuori un gran bel pezzo.

"Faceva il palo nella banda dell'Ortica", il palo che non ci vede e viene utilizzato nelle missioni notturne perché tanto è buio, è una delle trovate del genio di Jannacci. Perché vederci non vedeva un'autobotte, ma sentirci ghe sentiva un accident.

"Bella Belinda", acid rock di Gianni Morandi: quando il classificatore di generi di iTunes me l'ha così presentata, ero un po' perplesso. Però ascoltandola ho capito. In quale altra canzone italiana la protagonista parla con l'insalata e sente i capelli scompigliati dai sospiri dell'innamorato?

"Verso casa", loro si chiamano Numero 6 e la canzone a tratti sembra un po' la sigla dei cartoni dei robot, però è intrigante e mi ha fatto venire voglia di sentire cos'altro hanno scritto.

Uno che ne sa

Ernesto Galli della Loggia sulla crisi della politica

domenica 3 giugno 2007

Ai confini della realtà

Dunque, secondo le cronache il direttore di "Liberazione" ha scritto un articolo criticando il regime castrista e concludendo che non è un buon modello per una moderna forza di sinistra. Alla lettura del rovente pezzo, dentro Rifondazione è scoppiato un pandemonio, qualcuno si è chiesto "quale organo del mio partito ha consentito una campagna di stampa contro Cuba" (lasciando capire, per inciso, a quale modello di giornalismo siano abituati a "Liberazione" ) e l'ambasciatore cubano ha convocato il giornalista - ripeto: l'ambasciatore cubano ha convocato il giornalista - "per una franca chiacchierata". Tutto questo per avere detto cose ovvie, che tutto il resto del mondo sa tranne loro che, a differenza dei protagonisti di Goodbye Lenin, non hanno nemmeno l'alibi di una nonna appena risvegliata dal coma da proteggere. 25 anni dopo lo strappo, 18 dopo il crollo, il comunismo continua a dimenarsi e a produrre dissidenti con infaticabile entusiasmo. Meglio di Beautiful.

Eppure doveva entrare nella Nato...

Da quando non c'è Berlusconi, Putin non è più come prima

sabato 2 giugno 2007

Djokovic

Oggi non è che abbia fatto sognare, ha sudato sette camicie per battere un francese numero cento e qualcosa. Ma una vecchia regola dei tornei di due settimane dice che chi trova la forma troppo presto, poi può perderla. Invece Djoko pur non dando il meglio è arrivato ai match che contano, ha un'autostrada per le semifinali e nel frattempo entrerà in palla. Continuo a tenerlo d'occhio.

Un po' tirato via, ma va bene

E' arrivato anche Genova is burning.

venerdì 1 giugno 2007

When I'm forty

Quarantesimo anniversario di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, quello che molti, esagerando, ritengono il più grande disco della storia della musica. Alcuni fondamentalisti e/o in cerca di facile notorietà cercano invece di convincerci che i Beatles furono una bufala, perché hanno la colpa di non essere il prototipo di gruppo rock che soddisfa i loro sogni erotici tardo-adolescenziali, con le chitarre sfasciate e i testi che tirano in ballo Dio e il Diavolo ogni due per tre. I Fab Four non hanno mai voluto essere altro che scrittori e interpreti di belle canzoni e, canzone dopo canzone, seguendo e accompagnando la stravolgente stagione artistica dei tardi anni '60, hanno finito per comporre alcuni dei dischi più belli, importanti e - non ultimo - popolari di quella stagione. Per chi pensa che la popolarità sia quasi qualcosa di cui vergognarsi per un artista, certo questo vuol dire poco. Ma milioni e milioni di fans che comprano Sgt Pepper's e il White Album e poi da lì cominciano a chiedersi da dove viene il rock psichedelico, come sono Blonde on Blonde, Tommy, Aftermath, sono lì a dimostrare che i Beatles sono ancora più importanti delle loro canzoni, sono la musica pop che acquisisce dignità artistica, quella che conquista i ragazzi con le canzoncine d'amore e poi li educa all'ascolto delle grandi rivoluzioni sonore che hanno plasmato la musica rock, rendendole accessibili con il genio melodico di almeno tre di loro quattro.

E al di là di qualsiasi menata, la mezz'ora finale di Abbey Road vale qualsiasi altra mezz'ora di musica che può capitare di ascoltare. Per fare solo un esempio.

E io ho gli esami, cazzo

Volge al termine la prima settimana del Roland Garros, come l'anno scorso il più incerto, quindi il più interessante, dei tornei del Grande Slam. Quest'anno sarà una grande impresa, chiunque lo vince. Se vince Federer, è il quarto Slam consecutivo, e l'ultimo a riuscirci è stato Rod Laver nel '69. Se vince Nadal, è il terzo Roland Garros consecutivo, cosa che non è più accaduta dai tempi di Borg, 1980. Se lo vince qualcun altro, è un'impresa lo stesso perché nessuno che non sia Federer o Nadal vince una prova dello Slam dal gennaio 2005.

Se avete 10 euro da spendere, tenete d'occhio Djokovic: è pagato a circa 19.00, e può vincere.