martedì 30 settembre 2008

Musica!

Gli Ex-Otago da Genova. L'ultimo lavoro del grande Conor. Kala di M.I.A. (vedi la famosa Paper Planes). Per il filone neo-psichedelico, Magnetic Fields e MGMT. E poi i fantastici Vampire Weekend.

venerdì 26 settembre 2008

Lilli Gruber delude?

Bisognava essersi illusi.

lunedì 22 settembre 2008

L'Europa arranca

Elites ed eletti

Oggi su Wittgenstein Luca Sofri, a sostegno della sua campagna per l'elitismo in politica, ci passa questo articolo pubblicato su Newsweek a firma di Sam Harris (che, scopro ora e non ne sono affatto sorpreso, non è un notista politico, ma uno scrittore). Lo spunto nasce dalla nomina di Sarah Palin, governatore dell'Alaska, a candidata vicepresidente di John McCain, e dal suo discorso alla convention repubblicana di Denver in cui rivendicava con orgoglio il suo essere una mamma qualunque inciampata per caso nella politica e la sua non appartenenza alle élites di Washington.
L'articolo, che mi pare sballato da cima a fondo, tocca tuttavia un paio di questioni di rilievo, al di là della palese avversione dell'autore nei confronti di Sarah Palin. Dice Harris:

The point to be lamented is not that Sarah Palin comes from outside Washington, or that she has glimpsed so little of the earth's surface (she didn't have a passport until last year), or that she's never met a foreign head of state. The point is that she comes to us, seeking the second most important job in the world, without any intellectual training relevant to the challenges and responsibilities that await her.


The problem, as far as our political process is concerned, is that half the electorate revels in Palin's lack of intellectual qualifications. When it comes to politics, there is a mad love of mediocrity in this country


What doesn't she know about financial markets, Islam, the history of the Middle East, the cold war, modern weapons systems, medical research, environmental science or emerging technology? Her relative ignorance is guaranteed on these fronts and most others, not because she was put on the spot, or got nervous, or just happened to miss the newspaper on any given morning. Sarah Palin's ignorance is guaranteed because of how she has spent the past 44 years on earth.



Allenamento intellettuale. Questa sarebbe dunque la cartina al tornasole per valutare le capacità di un politico e di uno statista. Deve sapere tutto della storia del Medio Oriente, delle tecnologie emergenti, dei mercati finanziari, della ricerca medica eccetera. Una specie di Pico de Paperis insomma sarebbe il presidente degli Stati Uniti ideale, un Consiglio dei ministri o un'Amministrazione di premi Nobel la soluzione di tutti i problemi. Peccato che la "metà dell'elettorato" (quella che vota i Repubblicani, presumo; ah la finezza intellettuale! pensavo li avessimo solo in Italia questi pensatori) adora "la mediocrità", e quindi bisogna che anche quelli come Harris ne sopportino un po'.

Sarah Palin io la conosco poco e niente, ma dal suo percorso "all too ordinary", come lo chiama Sam Harris, si può dedurre che è una che per diventare governatore dell'Alaska avrà dovuto e voluto impegnarsi in confronti di idee, raccolte di fondi, piccoli incarichi organizzativi, poi via via più importanti, avrà dovuto leggere dei bilanci di enti statali, aver a che fare col mondo delle imprese, prendere decisioni impopolari, a volte tempestive, eccetera. Non è questo il training di un politico? Partire dalla propria comunità e con la passione, la capacità di costruire relazioni chiave, il consenso popolare, ascendere alla politica nazionale? Imparare il valore dei processi democratici e della libertà, il concetto di funzione pubblica come servizio? Le sa Harris queste cose? Mica tanto, mi pare, visto che a un certo punto dice testualmente:

Should she become president, Palin seems capable of enacting policies so detached from the common interests of humanity...


Gli interessi dell'umanità, a parte la difficoltà di stabilire che cosa siano, si può chiedere di perseguirli al Papa, o al Dalai Lama forse; il Presidente degli Stati Uniti lo eleggono gli statunitensi e gli interessi che dovrebbe fare sono i loro.

Già, lo eleggono. Harris e altri come lui sembrano sopportare davvero a fatica quest'idea degli elettori e degli eletti. Preferiscono le élites. Anche a Sofri piacciono. Il passaggio che cercava penso sia questo:

Ask yourself: how has "elitism" become a bad word in American politics? There is simply no other walk of life in which extraordinary talent and rigorous training are denigrated. We want elite pilots to fly our planes, elite troops to undertake our most critical missions, elite athletes to represent us in competition and elite scientists to devote the most productive years of their lives to curing our diseases. And yet, when it comes time to vest people with even greater responsibilities, we consider it a virtue to shun any and all standards of excellence. When it comes to choosing the people whose thoughts and actions will decide the fates of millions, then we suddenly want someone just like us, someone fit to have a beer with, someone down-to-earth—in fact, almost anyone, provided that he or she doesn't seem too intelligent or well educated.


Oltre alla rozzezza del linguaggio - io diffido sempre di chi dà e nega etichette d'intelligenza con tanta nonchalance - qui sì che c'è dell'ignoranza, altro che non sapere la storia dei califfati! I piloti e gli scienziati non vengono eletti, vengono selezionati; attraverso prove d'ammissione, esami, concorsi. Perché Sam Harris non si chiede come mai non si fa così anche coi sindaci, i governatori, i senatori, i presidenti? Forse perché misurare l'area di Churchill e di Reagan, come quella di Byron o di Shakespeare, non si può. Forse perché c'è di mezzo qualche interesse di troppo per lasciar fare tutto a una commissione d'esame comunque assortita. Forse perché una società che vuole progredire deve tendere ad includere idealmente tutti nell'amministrazione della cosa pubblica, e non invece creare delle caste intellettuali da una parte e un popolo bue dall'altra.

Il direttore di Newsweek, Fareed Zakaria, ha scritto un libro interessantissimo, che io ho letto, sui limiti da mettere alla democratizzazione della società e sulle condizioni in cui l'instaurazione di un regime democratico può dirsi efficace, cioè stabile. I discorsi di Harris sono più spicci e, a volerne tirare le fila, vanno in una direzione: ci sono troppi stupidi, e gli stupidi votano per degli stupidi; cervelloni (solo se atei: c'è tutta una parte sulla fede religiosa come causa d'interdizione ai pubblici uffici che per ora tralascio) al potere, via il diritto di voto indiscriminato. E meno male che c'è il Partito repubblicano che aiuta a capire a chi va tolto.

sabato 20 settembre 2008

venerdì 19 settembre 2008

C'è chi dice no

Rivolta in strada contro l'ultima strage della camorra, protagonista la comunità ghanese. A quanto pare ai ghanesi - che pure così viziati non saranno - questo regime criminale fatto di pizzi e di punizioni a mezzo mitra non va bene. Gli va meno bene che ai nativi, a quanto pare: io azioni di questo genere fatte da campani non ne ricordo (al massimo si è visto qualche lancio di oggetti contro i poliziotti che venivano ad arrestare il delinquente di turno). Che la soluzione alla piaga criminale del sud passi per dei gruppi immigrati che all'amministrazione mafiosa non sono abituati da qualche secolo e non ci si vogliono abituare?

giovedì 18 settembre 2008

Lotta il BIG8

Molti vengono tacciati di bigottismo ingiustamente. Avendo dunque avvistato un bigotto vero, mi sembra giusto segnalarlo: Camillo Langone, sull'intelligente proposta del ministro Brunetta, commenta così, da aspirante membro del Ministero per la Promozione della Virtù e Soppressione del Vizio in vigore nel defunto governo talebano.