sabato 31 ottobre 2009

Faziosi

E' nato sulla scia della pomemica tra la Repubblica e il Corriere un dibattito sul tema della faziosità nell'informazione, che è un tema abbastanza affascinante in quanto nessuno negherebbe che la faziosità esista, e tuttavia nessuno ammetterebbe di praticarla, o di lavorare in un giornale o una trasmissione televisiva che la praticano. L'accusato di faziosità avrà sempre modo di argomentare che la sua presa di posizione è dettata da una lucida analisi dei fatti, che il suo schierarsi, anche sistematico, da una certa parte è sempre suffragato da buone ragioni, e che è il non schierarsi, lo stare un po' di qua un po' di là, la cosiddetta terzietà, una forma di faziosità camuffata. Come dice Scalfari, se abbiamo a che fare con il peggior governo della storia d'Italia, attaccarlo con tutti i mezzi, considerarlo a tutti gli effetti un avversario, è faziosità o semplicemente buon senso?

La risposta è che, in un caso del genere, sarebbe entrambe le cose. Un regime politico che imbavagliasse la stampa, gli oppositori, che fondasse il proprio potere sulla violenza, limitando le libertà dei cittadini, darebbe a ognuno un buon motivo per essere fazioso, cioè per dichiararsi appartenente ad una certa parte, contro un'altra, non in ragione di ciò che l'altra parte fa, ma di ciò che essa è. Nella nostra realtà, come ognuno può vedere, non è questo il caso: Berlusconi è andato e venuto dal governo negli ultimi quindici anni di storia, senza che l'Italia sprofondasse negli abissi della dittatura. Siamo, più banalmente, in una situazione bipolarismo e di alternanza tra due schieramenti uno dei quali si inscrive nella tradizione conservatrice, e l'altro in quella socialista. Stando così le cose, la differenza tra il moderato e il fazioso è facile da tracciare. Il moderato guarda all'Italia, appoggia e critica l'una e l'altra parte a seconda che ritenga ciò che fanno giusto o sbagliato per il Paese, e può anche schierarsi in maniera consistente con una delle due perché la ritiene più adatta a lavorare per il Paese in una determinata situazione storica. Questo non lo rende fazioso. Il fazioso è contraddistinto dal fatto che la sua logica non abbraccia mai il Paese, ma è tutta interna alla sua parte. Le critiche che egli rivolge alla sua parte sono su ciò che a suo giudizio la allontana dalla vittoria elettorale o ne indebolisce le posizioni. La sua appartenenza non è mai messa in dubbio. Consiglia, mette in guardia dall'abbassare la guardia. Più che da ciò che dice, è da come parla che si capisce che il suo orizzonte non è il Paese, ma la sua fazione, e che il suo appoggio ad essa non è condizionato, ma granitico; dedica molto più tempo a pensare a come farla prevalere che a capire perché è meglio che prevalga. La mia opinione è che chiunque fa informazione in questo modo non fa del giornalismo, ma della propaganda, e che capirlo sia il primo passo per diventare un cittadino dotato di spirito critico e non un tifoso da curva.

sabato 24 ottobre 2009

M'arrazzo

Scusate ma ci pensavo da anni e ora finalmente ho l'occasione.

giovedì 8 ottobre 2009

Domanda

Premessa: ieri sera ho casualmente seguito in diretta l'intervento telefonico di Berlusconi a Porta a Porta e non ho creduto alle mie orecchie sentendo il Presidente del Consiglio accusare il Presidente della Repubblica di non avere fatto pressioni sulla Corte Costituzionale affinché dichiarasse legittimo il Lodo Alfano. Rosy Bindi, che si stava limitando a dire che quello che diceva Berlusconi era "gravissimo", quando avrebbe potuto definirlo con più esattezza e interpretando il sentimento di chiunque abbia un minimo di cultura democratica "roba da ubriachi" o simili, si è sentita rispondere che è "più bella che intelligente".
Ricordo tutto questo per chiarire che non ho nessun motivo di argomentare a favore di un tale figuro. E tuttavia il giudizio della Corte mi lascia un po' perplesso, laddove spiega che il famoso Lodo avrebbe dovuto essere introdotto tramite legge costituzionale, in quanto contrasta con l'articolo 3 della Costituzione, meglio noto come principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Che assurdità è questa? Tutti sanno che i primi dodici articoli della Costituzione sono dei pilastri praticamente immutabili, a meno di rivolgimenti radicali dell'assetto istituzionale dell'Italia (tant'è vero che non sono mai stati modificati)? Chi mai potrebbe pensare di modificare il principio di uguaglianza, cardine storico di tutte le democrazie - comprese quelle in cui sono in vigore principi di immunità per le alte cariche dello Stato - senza sollevare un pandemonio? E soprattutto, se quanto dice la Corte ha senso, l'articolo 68 - che nella sua forma originaria recitava quanto segue:

«I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura.
Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile.»


- come ha fatto a convivere con il suddetto articolo 3 nella Costituzione italiana in questa forma fino al 1993?

Chi me lo spiega?

mercoledì 7 ottobre 2009

72

"Il 72% della stampa è di sinistra", ha detto.

Non l'ha presa bene.

martedì 6 ottobre 2009

Sostiene Ferrara

E' mia convinzione che non debba mai creare scandalo un'opinione che sia espressa con corredi di fatti e motivazioni logiche.
Per questo volevo scrivere qualcosa a favore del misurato ma netto editoriale del direttore del TG1 Minzolini sulla manifestazione di Roma, che ha scatenato le ire di tanti asini (prendete ad esempio il passaggio nel quale egli definisce la manifestazione "per me incomprensibile": Curzio Maltese ha commentato che, trattandosi di Minzolini, non se ne stupisce; che eleganza, eh?).
Poi lo ha fatto al mio posto Giuliano Ferrara.

giovedì 1 ottobre 2009

Post scriptum

Ad Annozero stasera interverrà la D'Addario. Santoro ha detto di non sapere se sarà personalmente in studio o in collegamento da Bari, "dipende dai suoi impegni".

Se io fossi un vignettista in cerca di spunti, farei tesoro di questa affermazione.

martedì 29 settembre 2009

Per Santoro

Io non ho mai avuto sussulti d'indignazione all'idea che Michele Santoro, che pure considero un ottimo mattatore di arene televisive, non avesse più uno spazio di due ore e mezza in prima serata ogni settimana. Mi è sempre parsa una scelta editoriale quella di sostituire il suo programma con uno di Socci o con un documentario sui coccodrilli, pur sapendo che in pratica, essendo la Rai quello che è, scelte di questo tipo hanno sempre delle motivazioni politiche o, per essere più esatti, partitocratiche. Però sul piano del diritto di un'azienda a dare e togliere incarichi ai suoi collaboratori non ho mai visto lo scandalo, specialmente se l'azienda è pubblica, fornisce un servizio pubblico pagato dai cittadini e ha quindi il dovere di prescindere in una certa misura da considerazioni puramente commerciali qualora certi standard di decenza non vengano rispettati (come ad esempio succede ogni volta che l'abominevole vignettista di Annozero deride e calpesta i più disparati valori delle persone all'unico scopo di affermare la sua licenza di sghignazzare su qualunque cosa - tranne naturalmente tutto ciò che attiene alla sua lugubre ideologia comunista).
Detto questo, e detto che i difetti delle trasmissioni di Santoro sono belli grossi, specialmente nei servizi, nei quali l'editing mostra tutta la sua capacità manipolatoria attraverso i tagli, le inquadrature, le musiche eccetera, vorrei però dire anche un'altra cosa: che le suddette trasmissioni non sono noiose; e non mi pare poco. Non naufragano nella palude finto-istituzionale di Porta a Porta. Non cadono nel cortocircuito politichese di Ballarò. Sono faziose, ma non noiose, perché non (del tutto) disoneste. Chi va lì si porta l'elmo in testa perché sa che c'è lo squadrone della morte pronto ad assalirlo, ma sa anche che avrà lo spazio per difendersi. Per un Travaglio che ringhia, c'è un Belpietro che sibila, o viceversa fate voi. Non si lascia nulla alla fantasia, si affronta il nemico a viso aperto, e lo spettatore assiste. Anche nei servizi maneggiati. Io, nonostante il montaggio, ho potuto vedere uno dei più inflessibili inviati di Santoro, Corrado Formigli, piombare nello studio di Feltri per farlo a fettine col suo gelido occhio inquisitore, e Feltri più o meno neutralizzare tutte le sue accuse in cinque minuti, invece di conferir loro la dignità della reticenza (stile Berlusconi coi demenziali quesiti di Repubblica). Formigli sarà certamente convinto delle malefatte di Feltri pù di prima, ma io per esempio un po' di meno. E già il fatto che questo sia potuto succedere mi segnala una cosa: che Santoro, forse perché è talmente sicuro di avere ragione da volere il confronto diretto, non fa la disinformazione insidiosa di cui lo si accusa, quella che nasconde le ragioni dell'altro; lui pensa che l'altro si squalifichi da solo nell'istante in cui gli viene data voce, e così gliela dà. Non chiudete Santoro.

domenica 27 settembre 2009

Tante cose



In questa lunga estate di infertilità blogghistica, ho prima costruito un recinto in Irlanda, e ho capito che lavoraccio è e perché sono state così importanti le famose enclosures inglesi per la nascita dell'agricoltura capitalistica, a cui i libri di storia riconducono il decollo dell'economia di quel Paese in un'Europa ancora ingarbugliata negli usi civici e nelle limitazioni alla proprietà privata delle terre.
Bisogna innanzitutto piantare degli enormi pali nel terreno, operazione che richiede una forza superiore a quella di un maschio di media corporatura; poi inchiodare ad essi delle robuste reti, per difenderle da animali di grossa stazza, tipo cinghiali; le reti devono essere tesissime, oggi si usa uno strumento simile a una carrucola a scartamento (nel Cinquecento non so). Ad esse si devono poi avvinghiare delle reti più fini, per chiudere il passo ai conigli, e questo per centinaia e centinaia di metri osservando di non lasciare il minimo spiraglio. Infine sulla sommità dei pali si fissa un insidiossimo filo spinato che è molto refrattario ad essere srotolato e azzanna la pelle con la vivacità di una serpe. Un lavoraccio, dal quale dipende la presenza di cavoli, pomodori, patate eccetera sulla tavola del contadino.

Dublino in dieci anni è cambiata un po' nelle forme: c'è un enorme spillone alto qualche centinaio di metri che simboleggia non so cosa, e non è né bello né brutto, e più catene di bar per le strade. Ma gli irlandesi no: ti vengono incontro al pub chiedendoti consigli su come provarci con quel ragazzo che beve tutto solo dall'altra parte della sala, e il custode di un museo ti spiega che la bandana che hai in testa in realtà rappresenta la bandiera sudista nella Guerra civile americana, e che è sempre meglio sapere cosa si indossa.

Poi di nuovo in Italia, un weekend in un campeggio che è stato un po' come visitare un museo: il museo delle vacanze dell'Italia del Dopoguerra. Oggi l'estate dell'immaginario collettivo, quella che è visibile nei servizi di costume e magari un po' à la page, il vip-watching in Sardegna, l'agriturismo, la vacanza lampo sul Mar Rosso, il low-cost, nasconde un mondo sterminato di cui io mi ero del tutto dimenticato: le famiglie, specialmente del Nord, che prendono su la casa per un mese e costituiscono una città estiva in qualche spiazzo della Riviera, muniti di camper con il déhors con tv, i gerani alla porticina, le chiacchieratine serali col nuovo vicino sul calciomercato, la Stampa al mattino presto; la villeggiatura di un'Italia che ai miei occhi di passante con la mia tenda aveva questa strana sfumatura: c'è ancora (il posto era pieno) e non c'è più; sa di famigliona fuori moda, quella per cui io figlio di genitori separati ho sempre avuto una sorta di intimidita ammirazione, e che in un'Italia che sembra avviata ad assomigliare sempre di più alla mia famiglia mi ha fatto tenerezza vedere in scena nei suoi riti un po' stinti.

sabato 4 luglio 2009

Williams vs. Williams

Sul torneo femminile non mi viene da dire molto di più di quello che scrissi su questo blog due anni fa.

Tra gli uomini è andata meglio, nonostante mancasse Rafa. Però l'interesse, non solo degli inglesi, si è di molto affievolito con la sconfitta di Murray per mano di Roddick. Quest'ultimo, se devo azzardare un pronostico, nella finale di domani sarà maciullato.

giovedì 25 giugno 2009

Berlusconi vuol portare il turismo al 20% del Pil

Non è difficile: basta tenere il turismo uguale e abbassare il Pil... :-)

lunedì 15 giugno 2009

lunedì 8 giugno 2009

Euronazionalisti

Appartengo a quel 57% di "europei" che non è andato a votare e insieme a credo buona parte di essi avevo un buon motivo per non andarci: non ha senso partecipare a un'elezione in cui non ci sono programmi, ma solo facce, alcune delle quali nemmeno andrebbero a Strasburgo qualora elette. Chi sa qual è il programma europeo di Casini? Chi non ha visto il suo faccione però? E tuttavia ho la sensazione che questa sia mezza verità. Che l'altra mezza sia che nessuno può dire che cosa vuol fare al Parlamento europeo perché il Parlamento europeo non fa niente; almeno niente d'impatto, niente di memorabile, o anche non memorabile ma fondamentale, incisivo; niente che qualcuno possa mettersi lì illustrare a un elettorato catturandone l'attenzione. Sono sicuro che uno studente di scienze politiche europeista saprebbe tenermi un fascinoso discorso sul valore simbolico di un'Assemblea che riunisce i rappresentanti di Nazioni un tempo in guerra per lavorare al bene comune eccetera eccetera; e ancora più sicuro che un parlamentare europeo saprebbe enumerarmi tutta una serie di provvedimenti, regolamenti, attività varie che giustificano il suo lauto stipendio - ma qui non mi addentro troppo perché Stella e Rizzo mi annoiano. Resta il problema che se le elezioni europee si risolvono in nient' altro che un sondaggio sui governi in carica è perché manca la materia intorno alla quale esse ruotano: l'Europa, in quanto entità suscettibile di azione politica unitartia. Stiamo parlando di più di venticinque Nazioni, diversissime per storia, cultura, struttura economica, forma di governo, lingua, tra le quali possono ben esserci - come infatti ci sono - strettissimi legami, accordi, convergenze su materie svariatissime per facilitare i commerci, gli scambi culturali, la famosa "integrazione" - tutte cose gestibili dai singoli governi con alpiù l'istituzione di qualche organismo ad hoc - ma che solo nella testa di qualche intellettuale con il mito dell'esperanto possono essere gestire da un singolo governo e da un singolo parlamento copiati dai libri di storia degli Stati nazionali, per i quali queste parole e queste istituzioni hanno un senso e una ragione. Se ci pensate, queste istituzioni funzionano, quando funzionano, in quanto dove sono sorte c'erano cose da fare, come poteri del Re da bilanciare, spese da controllare, diritti da garantire e così via. Qui invece prima le hanno create, rimpinguandole ben bene di funzionari in sovrannumero, e poi si sono messi a cercare cose da fargli fare, come emettere cavilli sulla misura degli ortaggi o passare settimane a dibattere sull'opportunità o meno di menzionare radici giudaico-cristiane in costituzioni che poi nessuno va a votare.

venerdì 5 giugno 2009

Come coming out è originale

Trovato in giro per la rete

«Ho paura di diventare gay»
La lettera di un ventenne: la sua ragazza parte per un anno, e scatta la crisi. Dal terrore di restare solo sorgono nuove ansie. Che fare? Risponde lo psicologo Marco Ventura

E' pure bella

Ho appena acquistato anch'io "Domani 21.04.2009" degli Artisti Uniti per l'Abruzzo. Vi costa solo 99 centesimi.

giovedì 28 maggio 2009

Oggi ce l'ho con...

...Amnesty International. Il suo rapporto annuale relativo al 2008 denuncia che sono stati messi a morte "almeno 2390 prigionieri" e che il 78% di queste esecuzioni, cioè 1826, è avvenuto "nei Paesi del G20". Allora io, sempre sospettoso, ho fatto una ricerchina per vedere quanti detenuti ha messo a morte la Cina nell'anno 2008 e ho trovato qui che sonostati 1718.
Si può quantificare il grado di ipocrisia di chi dà la notizia che 1718 dele 2390 condanne a morte eseguite nel mondo sono avvenute in Cina dicendo che 1826 sono avvenute nei Paesi del G20? Io non ci riesco.

venerdì 22 maggio 2009

Enciclopedisti a piede libero

Ah, Wikipedia! Il sapere libero. Dove tutti possono imparare, ma soprattutto dove tutti possono insegnare. E non solo, occasionalmente anche esporre teorie socioeconomiche rimaste chissà quanto a lungo inespresse. Ho cercato poco fa la voce "Barcellona", e mi sono subito imbattuto nella seguente affermazione: "L'incremento demografico ripreso nel 2001 dopo qualche anno di calo è la dimostrazione più evidente che la città è il vessillo di una Spagna in fermento, ben lontana dagli anni di drammatica povertà patiti durante gli anni della dittatura di Franco."
Il discorso su Franco, dittatore per niente simpatico, sarebbe lungo, e a farci attenzione cominciano a venir fuori studi che cercano di divulgare ciò che in pochi hanno sempre saputo, che i cosiddetti repubblicani sconfitti da Franco nella Guerra civile non erano per niente più democratici di lui.
Qui però non è nemmeno necessario spingersi tanto avanti. Poco oltre si trova infatti una tabella che certifica come dal 1940, 4 anni dopo l'ascesa al potere di Franco, al 1970, 5 anni prima della morte, la popolazione di Barcellona sia cresciuta da 1.081.000 abitanti a 1.745.000. Io direi che si deve prendere una di queste due strade: o evitare le tirate ideologiche, specialmente quando non c'entrano niente, o almeno non pubblicare dati statistici che le squalificano del tutto.

giovedì 7 maggio 2009

Sembra ieri

Oggi questo blog compie due anni. Lo rileggo di tanto in tanto - penso di esserne il lettore più assiduo - non perché mi piaccia così tanto ma in osservazione dello spirito e del senso che ha per me tenere un diario, e cioè registrare, mentre parlo d'altro, come sono io e come sto cambiando, per non cadere nell'errore di pensare di essere sempre stato così come sono in un determinato momento. Due anni però son pochi, tirerò forse qualche somma tra altri due. Grazie a chi mi segue!

mercoledì 29 aprile 2009

E aumenta la voglia di sì al referendum sulla soglia

Ieri si è rivisto Diliberto, in televisione. Le sue ricette sono una delle certezze della vita, sempre loro, lucenti di quella perfezione delle cose mai usate perché inservibili. Ha scoperto che ci sono dei manager che guadagnano troppo e dei poveretti che guadagnano troppo poco. "Devo dire altro?," lasciava intendere. Nessuno in studio si è abbassato a rispondergli, per esempio a chiedergli quanti soldi pensava che sarebbero entrati nelle tasche dei 7 milioni di poveri attingendo agli stipendi dei manager. 10 euro a testa all'anno, 20? Forse già esagero. E forse non è importante, perché vale sempre anche per Diliberto ciò che disse Margaret Thatcher a quel deputato laburista: "Lei preferirebbe che i poveri fossero più poveri, purché lo fossero anche i ricchi".

martedì 21 aprile 2009

Un'ipotesi devi averla

Da tre mesi a questa parte il mio stimato Christian Rocca spende metà dei suoi interventi a dimostrare che Obama è un fanfarone sinistroide e l'altra metà a proporre come conferma della validità della presidenza di Bush ogni provvedimento o dichiarazione di Obama che sia in continuità con essa. Come la pensa lui è chiaro, come dovremmo convincercene noi un po' meno.

martedì 7 aprile 2009

(Non) riceviamo e pubblichiamo

Coi miei complimenti all'autore, piemontese, che l'ha inviata oggi al Foglio. Coglie l'angoscia che questa terra mette anche a me.

Genova, dicevo, è un’idea come un’altra

I finestrini del treno irrimediabilmente sporchi, d’una opacità che è memoria. Nubi prosperosamente cattive danno le spalle, concedono strappi d’azzurro per distrazione e malagrazia, e veli di luce lontano, due dita sopra la riga di fondo. Il cielo grigio si specchia su una mare metallico, enigmatico, piatto.

Una nave grande, solida, nera di silhouette, sta prendendo il largo con velocità immobile. La segue una chiazza di luce incongua, violenta. Forse è addirittura una qualità diversa dell’acqua.

Tutto arriva tra i singhiozzi bui delle gallerie, tra queste case strette ammonticchiate che guardano una pianura infinita che non si può coltivare, su cui non si può costruire, che si può usare solo per partire, e l’aspro, ripido, ostile scivolo delle montagne, che a malapena concede di abbarbicare.


Stefano Mola, Piossasco

Dal Vesuvio a L'Aquila

A queste piagge

Venga colui che d'esaltar con lode

Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto

È il gener nostro in cura

All'amante natura. E la possanza

Qui con giusta misura

Anco estimar potrà dell'uman seme,

Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,

Con lieve moto in un momento annulla

In parte, e può con moti

Poco men lievi ancor subitamente

Annichilare in tutto.





da La Ginestra di Giacomo Leopardi

giovedì 2 aprile 2009

Cahier de doléances

Stasera un po' di motivi per essere triste: la camera della Ale svuotata del suo casino e piena delle borse non sue; un mio conoscente che prima di chiedermi un favore mi ricorda che gli devo dieci euro in modo da affondare la richiesta nel senso di colpa; ho perso un portafogli vuoto, ma il mancato danno economico mi ha fatto concentrare meglio su tutte le altre cose, mie, che passavano tutti i giorni con me, e che una sporca manaccia ladra per cui non significano niente avrà arraffato, non trovandoci altro che un carnet di biglietti amt usati, e questo è l'unica nota godereccia della giornata. So che non mi laureerò mai e che sto solo facendo finta di farlo in attesa che succeda qualcosa che mi salvi.

Breaking bad #2

E' tornato Walter. Era stato stoppato al settimo episodio lo scorso anno dallo sciopero degli sceneggiatori, ma sono finalmente disponibili quattro nuovi succosi episodi da scaricare. E' il telefilm da vedere. Mi pare abbiano cominciato a trasmettere la prima stagione anche in italiano, forse su qualche satellitare. Walter è un prof. di chimica, che scopre di essere condannato a morire nel giro di qualche mese per un cancro ai polmoni (cosa che tra l'altro risolve in partenza il problema di come chiudere la serie). Avendo però moglie e figlio, comincia a preoccuparsi di reperire dei soldi per il dopo-Walter, e la soluzione più redditizia è questa: mettere a frutto le sue conoscenze chimiche - ben ben superiori, mi permetto di azzardare, a quelle della media dei suoi colleghi - per produrre delle metamfetamine, da smerciare poi con l'aiuto di un suo ex-studente non-modello che ha qualche contatto nel mondo dello spaccio. Naturalmente è un mondo frequentato più male che bene, e cominciano i casini. Non siamo lontani dalla frontiera messicana; non è un Paese per vecchi.

sabato 7 marzo 2009

Verde su bianco

Ispirato non so da quale accoppiamento formalizzato di attori americani, rifletto sulla seguente squallida pratica: gli accordi prematrimoniali. Mi sembra che se ci si è uniti per il resto della vita, e ci si separa, i contraccolpi finanziari abbiano una portata trascurabile rispetto al fallimento personale e relazionale che si è creato. Però no, perché a quel resto della vita non ci crede più nessuno, e le separazioni preventive della roba sono solo l'esplicitazione di questa impostura. Non è tanto che hanno tanti soldi, è che hanno poca cognizione di quello che fanno: quattro, sei, otto matrimoni; non riesco a immaginare un modo più volgare di screditare l'istituto che invece esteriormente si celebra ripetutamente. E ogni volta, "sì, per sempre..." credibili come dei politici in televisione. Dico, un po' di peso alle nostre azioni, un po' di responsabilità, di irripetibilità, le renderebbe ben più gustose, no? Io sono del parere che ci si dovrebbe sposare o mai, o una volta sola, e dichiaro qui che così farò - facendo finta per un attimo di non avere altri impedimenti. Così come dichiaro che se mai avrò tanti soldi non prenderò mai in considerazione l'idea di mettermi a un tavolo con un divorzista per esaminare l'ipotesi che in un futuro la persona a cui sto per promettere la mia vita mi voglia spennare. Se poi accadrà, beh avrò altro di cui dolermi.

lunedì 2 marzo 2009

Un lunedì da fighetti

"Wittgenstein" inizia la settimana spendendo probabilmente circa un'ora per scrivere un post che ci spiega quanto è prezioso il suo tempo e perché continua ad andare a Roma in aereo anziché in treno. Si risparmia un'ora. Io, che preferisco il treno, mi permetto di correggere due informazioni contenute nell'articolo, per gli indecisi.

1) In seconda classe, per chi non vi si fosse mai spinto, si viaggia benissimo. Non solo sul Frecciarossa, persino sui regionali, udite udite. Ci sono i sedili, i finestrini, e non si registrano casi di cannibalismo tra i passeggeri.

2) Non è vero che a Linate si può andare soltanto in taxi. Ci si arriva serenamente con la linea 73 da San Babila. Come? Ah certo, se non si trova posto a sedere non si può aggiornare il blog durante il tragitto.

giovedì 26 febbraio 2009

Ecco, Twitter no

L'idea di dover far succedere qualcosa di interessante nella mia vita ogni cinque minuti mi mette addosso uno stress spropositato. Sì, a suo tempo sollecitai adesioni a Facebook, che, pure quello, si basa su quotidianità rivestita di fighettismo - oh poi c'è anche chi fa cose fighe, ma anche chi non le fa si deve esprimere come se le facesse. Però Twitter da quel che ho capito è un Facebook in cui si fa solo quello, si aggiorna lo status.