venerdì 5 ottobre 2007

Diseredati atipici

Premessa. Tutta la retorica corrente sull'amaro destino dei precari la trovo abbastanza fastidiosa, secondo me l'unico modo onesto, per sé stessi e per gli altri, di lavorare, è farlo con un certo grado di precarietà. Fai bene il tuo lavoro e avrai qualcosa di non precario, le tue capacità, le tue esperienze, il tuo curriculum. E' un mondo sempre meno protetto, sempre più concorrenziale, e bisogna farsi il mazzo.
Detto questo, e lodata anche l'iniziativa del ministro Padoa-Schioppa di agevolare gli affitti ai giovani, c'è una cosa: proprio perché ci si fa il mazzo, bisognerebbe stare un attimo attenti alle parole. Quando il ministro dice: "Anch'io ho dei figli giovani che sono precari", e i figli sono nell'ordine "Camillo, laurea in fisica statistica alla Sapienza di Roma, dottorato al Mit di Boston, ricercatore alla Harvard Medical School; Caterina, master a Londra, ha lavorato due anni a Parigi con un contratto a termine; Costanza, che si sta specializzando in Psicologia", ecco, al precario-tipo a cui penso io potrebbe venire legittimamente in mente di mandarlo in quel luogo dove dice Beppe Grillo, il ministro.

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