sabato 31 ottobre 2009

Faziosi

E' nato sulla scia della pomemica tra la Repubblica e il Corriere un dibattito sul tema della faziosità nell'informazione, che è un tema abbastanza affascinante in quanto nessuno negherebbe che la faziosità esista, e tuttavia nessuno ammetterebbe di praticarla, o di lavorare in un giornale o una trasmissione televisiva che la praticano. L'accusato di faziosità avrà sempre modo di argomentare che la sua presa di posizione è dettata da una lucida analisi dei fatti, che il suo schierarsi, anche sistematico, da una certa parte è sempre suffragato da buone ragioni, e che è il non schierarsi, lo stare un po' di qua un po' di là, la cosiddetta terzietà, una forma di faziosità camuffata. Come dice Scalfari, se abbiamo a che fare con il peggior governo della storia d'Italia, attaccarlo con tutti i mezzi, considerarlo a tutti gli effetti un avversario, è faziosità o semplicemente buon senso?

La risposta è che, in un caso del genere, sarebbe entrambe le cose. Un regime politico che imbavagliasse la stampa, gli oppositori, che fondasse il proprio potere sulla violenza, limitando le libertà dei cittadini, darebbe a ognuno un buon motivo per essere fazioso, cioè per dichiararsi appartenente ad una certa parte, contro un'altra, non in ragione di ciò che l'altra parte fa, ma di ciò che essa è. Nella nostra realtà, come ognuno può vedere, non è questo il caso: Berlusconi è andato e venuto dal governo negli ultimi quindici anni di storia, senza che l'Italia sprofondasse negli abissi della dittatura. Siamo, più banalmente, in una situazione bipolarismo e di alternanza tra due schieramenti uno dei quali si inscrive nella tradizione conservatrice, e l'altro in quella socialista. Stando così le cose, la differenza tra il moderato e il fazioso è facile da tracciare. Il moderato guarda all'Italia, appoggia e critica l'una e l'altra parte a seconda che ritenga ciò che fanno giusto o sbagliato per il Paese, e può anche schierarsi in maniera consistente con una delle due perché la ritiene più adatta a lavorare per il Paese in una determinata situazione storica. Questo non lo rende fazioso. Il fazioso è contraddistinto dal fatto che la sua logica non abbraccia mai il Paese, ma è tutta interna alla sua parte. Le critiche che egli rivolge alla sua parte sono su ciò che a suo giudizio la allontana dalla vittoria elettorale o ne indebolisce le posizioni. La sua appartenenza non è mai messa in dubbio. Consiglia, mette in guardia dall'abbassare la guardia. Più che da ciò che dice, è da come parla che si capisce che il suo orizzonte non è il Paese, ma la sua fazione, e che il suo appoggio ad essa non è condizionato, ma granitico; dedica molto più tempo a pensare a come farla prevalere che a capire perché è meglio che prevalga. La mia opinione è che chiunque fa informazione in questo modo non fa del giornalismo, ma della propaganda, e che capirlo sia il primo passo per diventare un cittadino dotato di spirito critico e non un tifoso da curva.

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