martedì 7 agosto 2007

Benvenuti

Anche il Foglio si inchina al genio del Beppe:

(Dalla prima pagina di Sabato 4 agosto)

Passaggi e sottopassaggi. Nove Colonne, la
nostra rubrica che, ovviamente, è rosa d’invidia
verso il puro genio satirico degli altri, si
pregia di disinnescare i corsivi al fulmicotone
di Beppe Severgnini, il nemico dei luoghi
comuni. Quando ne vede uno lui, di luogo comune,
gli spara addosso una fucilata. Sminiamo
alcuni tra i migliori che verranno pubblicati
in questo agosto di azzurro mare dal Corriere
della Sera e per annullare l’effetto
choc della sorprendente prosa, infatti, Nove
Colonne, cui non resta altro che rubare dallo
spirito altrui, rende noti i sorprendenti
Passaggi e pure i sottopassaggi, nell’anticipazione
che si darà qui di seguito. Passaggi e
sottopassaggi dunque: “Dai giovani che si facevano
le pere a quelli di oggi che si fanno
come Mele”. O, ancora, “Date a Cesare quello
che è di Cesare, ma Prodi è solo romano”.
Peggio di così non si potrà certo fare, ed è
quello che l’occhialuto spettinato ha prodotto
negli ultimi due giorni per mimetizzare il
proprio genio e non umiliare così i colleghi,
ma non è vero che sono stati imbarazzanti i
primi passaggi, non è vero che a via Solferino
non sanno come dirglielo di lasciar perdere
(magari suggerendo al simpatico umorista
di Crema di darsi alla confezione di necrologie
e avvisi, o, alla copiatura dei gran
lunga più spiritosi corsivi di Lina Sotis giusto
per imparare il mestiere).
Passaggi e sottopassaggi a passeggio. E’ già
pronto il corsivo sulla multiculturalità: “Che
sia multiculturale. Attenzione alla gutturale
però, altrimenti si rischia di fare Augh!, come
gli indiani Sioux”. Feroce contro il mollacchiume
dei colleghi, Severgnini si lancia
con un inaudito attacco alla Jena de La
Stampa: “Uno spirito così neppure le patate”.
C’è anche un sovrapassaggio in questi
passaggi: l’alta politica. Con caustica limpidezza,
l’uomo dall’impermeabile sempre abbottonato
svela i misteri dell’inchiesta Unipol:
“Non c’è intercettazione senza conversazione.
E questo, per la politica, è il momento
per una robusta colazione”. Più spiritoso
di così, manco Veltroni. Figurarsi cosa
avrebbero potuto fare Letta e Bindi. E non è
vero che i redattori del Corriere sghignazzano
mettendo in pagina Severgnini come se
fosse solo il kamikaze delle tre righe. Ormai
il dibattito politico tiene conto solo dell’arguto
motteggiare di Severgnini. Ecco il tema
caldo dell’estate: le tasse e la fede cattolica.
Severgnigni arriva con un’annotazione che
sconvolge qualsiasi dibattito e azzera ogni
luogo comune: “Evadere umanun est, pagare
est diabolicum”. Anche sull’arsura e la
siccità che ha flagellato questa nostra estate
Severgnigni ha già pronto un fulminante
passaggio o, meglio, un ripassaggio: “Bel
tempo e mal tempo non durano tutto il tempo.
Ma quello che ci vuole”.
Passaggi e sottopassaggi. Esaurito l’argomento
Mele, l’occhio di Severgnini ha voluto
guardare oltre l’Hotel Flora, verso il Colosseo.
Anglofono, ha così scritto: “Ogni day, un
bacio gay. Every day, cicisbai. Kiss, kiss. Miao
Miao. Si sa, al Colosseo ci sono i gatti”.
Passaggi e sottopassaggi. Il Corriere, da
par suo, è arrivato ultimo nella mobilitazione
dei brevi corsivi ma più che riempitivi,
nel caso dell’acuto Severgnini, si tratta di
svuotini, tre o quattro righe di vacantini, botole
di vuoto spalmate di guttalax dove frana
il miracolo terzista. Ma, da par suo, il Corriere
ha saputo scoprire non solo il genio ma
anche l’antidoto. La querelle sul grande
quotidiano che fu di Luigi Albertini detto
Gigi nata dalla controffensiva di Piero Fassino
che li richiamava al doveroso silenzio,
come da lezione di Luigi Einaudi detto Gigi,
ha ancora una volta sfruculiato la fantasia di
Severgnini. Lapidario il suo commento: “Tra
Gigi e Gigi, scelgo Pigi”.

Nessun commento: