domenica 16 settembre 2007

Il triangolo no

Ultimamente la matematica va parecchio. Non come disciplina di studio ma come materia per forum, conferenze, festival, romanzi. Mi è capitato in mano un libro di un fisico inglese, Simon Singh, "L'ultimo teorema di Fermat", che racconta la storia di questo problema matematico dalla dimostrazione complicatissima ma dalla formulazione semplicissima, e devo dire che la figura del matematico non ne esce molto bene. Da Pitagora che fa ammazzare l'allievo Ippaso perché ha scoperto che la radice quadrata di 2 è un numero irrazionale (cioè non scrivibile in forma di frazione, uno di quelli che secondo Pitagora non dovevano esistere) a Diofanto che sulla sua lapide non trova di meglio che scrivere un indovinello la cui soluzione è a che età è morto, allo stesso Fermat che si divertiva a mandare teoremi in giro per l'Europa sfidando gli altri a dimostrarli. Il più fuori di tutti forse è Evariste Galois, talento precocissimo e nevrotico che - dicono - ha dato contributi inestimabili alla teoria dei gruppi, morto a 20 anni in un duello di pistola in cui si era cacciato per aver fregato la donna a un gentiluomo parigino, dopo aver passato la sua ultima notte a scrivere i risultati del suo lavoro in modo che non andassero perduti ai posteri, e intervallando gli appunti con dei "Mi manca il tempo! Mi manca il tempo!". Ora, scrivere una lettera a un amico poche ore prima di andare a duellare per salvarsi la pelle con su scritto "Caro amico, ho risolto molti problemi riguardanti le equazioni di quinto grado..." eccetera, se sei un genio, ci sta. Ma quante cavolo di probabilità pensava di avere di vincerlo, il duello, dopo che era stato tutta la notte a riempire fogli di numeri mentre l'altro dormiva?

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