domenica 24 giugno 2007

Bell'osservazione..

Ernesto Galli della Loggia:

Quello delle culture politiche tipiche della Prima Repubblica che avendo visto tutte quante la luce nei primi due, tre decenni del Novecento si sono mostrate ottimamente capaci di accompagnare l'Italia nella fase della sua piena industrializzazione/ modernizzazione (non a caso avviata dal fascismo, loro sostanziale coetaneo); non solo: ma soprattutto per circostanze fortemente dipendenti dal contesto internazionale esse sono riuscite altresì a coniugare quella modernizzazione con la democrazia, dando vita alla Repubblica. E però, quando è finita l'epoca della modernizzazione del Paese ed è iniziata quella della sua piena modernità, quelle stesse culture politiche hanno mostrato i propri limiti. Capaci di mobilitare energie intellettuali e sociali in vista di un grande sforzo nazionale, all'interno di una società ancora sostanzialmente arretrata, e di governare quelle energie in modo «forte», esse non avevano, invece, la capacità di organizzare in modo appropriato un sistema democratico-capitalistico maturo, e di gestire in modo efficace ma «leggero» le relative relazioni sociali, culturali e industriali.
La corruzione è stata (ed è!) «soltanto» la manifestazione e la conseguenza patologica di questa incapacità che dura da almeno vent'anni: la quale nella sostanza è mancanza di cultura democratica circa i limiti del governare, e insieme mancanza di progetti generali adatti a una società ormai articolatissima nonché, dall'università ai trasporti, immersa nel confronto con gli altri. E’ per questa incapacità delle sue culture politiche che la Prima Repubblica è entrata nel 1992 in una lunga agonia, ed è di questa incapacità, mai sanata, che ora sta finalmente morendo.

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