venerdì 1 giugno 2007

When I'm forty

Quarantesimo anniversario di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, quello che molti, esagerando, ritengono il più grande disco della storia della musica. Alcuni fondamentalisti e/o in cerca di facile notorietà cercano invece di convincerci che i Beatles furono una bufala, perché hanno la colpa di non essere il prototipo di gruppo rock che soddisfa i loro sogni erotici tardo-adolescenziali, con le chitarre sfasciate e i testi che tirano in ballo Dio e il Diavolo ogni due per tre. I Fab Four non hanno mai voluto essere altro che scrittori e interpreti di belle canzoni e, canzone dopo canzone, seguendo e accompagnando la stravolgente stagione artistica dei tardi anni '60, hanno finito per comporre alcuni dei dischi più belli, importanti e - non ultimo - popolari di quella stagione. Per chi pensa che la popolarità sia quasi qualcosa di cui vergognarsi per un artista, certo questo vuol dire poco. Ma milioni e milioni di fans che comprano Sgt Pepper's e il White Album e poi da lì cominciano a chiedersi da dove viene il rock psichedelico, come sono Blonde on Blonde, Tommy, Aftermath, sono lì a dimostrare che i Beatles sono ancora più importanti delle loro canzoni, sono la musica pop che acquisisce dignità artistica, quella che conquista i ragazzi con le canzoncine d'amore e poi li educa all'ascolto delle grandi rivoluzioni sonore che hanno plasmato la musica rock, rendendole accessibili con il genio melodico di almeno tre di loro quattro.

E al di là di qualsiasi menata, la mezz'ora finale di Abbey Road vale qualsiasi altra mezz'ora di musica che può capitare di ascoltare. Per fare solo un esempio.

Nessun commento: